Beniamino Zuncheddu è stato riconosciuto innocente dopo aver trascorso 33 anni in carcere: è il più lungo errore giudiziario della storia della Repubblica. La Corte d’appello di Roma, al termine del processo di revisione, ha assolto l’ex allevatore. Non è stato lui a commettere la strage del Sinnai, avvenuta l’8 gennaio 1991 in provincia di Cagliari, in cui morirono tre pastori. I giudici hanno revocato la condanna dichiarando Zuncheddu non colpevole “per non avere commesso il fatto”. «Per me è finito un incubo», ha detto Zuncheddu, la cui detenzione in carcere era stata sospesa il 25 novembre 2023. La Corte d’Appello ha accolto la richiesta del procuratore generale, Francesco Piantoni, il quale durante la requisitoria ha messo in discussione la credibilità di Luigi Pinna, unico superstite della strage. Il colpo di scena è avvenuto durante il processo di revisione. In una drammatica testimonianza, Pinna ha affermato che nel febbraio di 33 anni fa prima «di effettuare il riconoscimento dei sospettati, l’agente di polizia che conduceva le indagini mi mostrò la foto di Zuncheddu e mi disse che il colpevole della strage era lui. È andata così: ho sbagliato a dare ascolto alla persona sbagliata». Nella requisitoria il procuratore generale non detto: «L’attendibilità di Pinna ha rappresentato il fulcro per la condanna al carcere a vita per Zuncheddu – ha detto -, ma lui Beniamino non lo ha visto adeguatamente e ha mentito per 30 anni».
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