• Ven. Giu 6th, 2025
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La vulnerabilità giovanile assume contorni sempre più definiti e preoccupanti, delineando un panorama in cui l’età del primo contatto con sostanze e comportamenti a rischio si abbassa drasticamente, esponendo le nuove generazioni a una galassia di dipendenze emergenti. Questo scenario in rapida evoluzione impone una riflessione profonda sulle molteplici derive che minacciano il benessere adolescenziale, con un’attenzione particolare rivolta all’escalation nell’uso di farmaci senza prescrizione medica. L’allarme non è nuovo, ma l’intensità del fenomeno ha raggiunto livelli tali da configurarsi come una vera e propria emergenza post-pandemica, un dato inconfutabile che emerge dal Rapporto Espad 2024 (European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs), pubblicato lo scorso 20 maggio. Il documento, che scatta una fotografia dettagliata delle abitudini a rischio tra i giovani europei, evidenzia una tendenza ascendente all’uso non autorizzato di farmaci, un fenomeno che si ripropone in tutti i Paesi del continente, Italia inclusa, e che merita un’analisi più approfondita. Il dato è chiaro: l’abuso farmaceutico, pur non configurandosi come una dipendenza ‘tradizionale’ da sostanze illegali, rappresenta una porta d’ingresso per comportamenti a rischio e, in molti casi, una dipendenza altrettanto insidiosa.

**La Dilagante Ombra dei Farmaci senza Prescrizione**

Il fenomeno dell’automedicazione giovanile non è omogeneo, ma si concentra principalmente su tipologie specifiche di farmaci: tranquillanti, sedativi, antidolorifici e farmaci per l’attenzione e l’iperattività. Queste sostanze, spesso facilmente reperibili o erroneamente considerate innocue, vengono impiegate dai giovani con motivazioni diverse e spesso sovrapposte: dalla ricerca di un attenuazione dell’ansia e del senso di inadeguatezza, alla volontà di ‘sballare’ e amplificare determinate sensazioni. Un dato di fondamentale importanza, che risalta dal Rapporto Espad 2024, è la preponderanza femminile nell’utilizzo di queste sostanze, con molte ragazze che ne fanno uso anche per finalità legate al controllo del peso corporeo, un ulteriore sintomo di pressioni estetiche e psicologiche in questa fascia d’età. In Italia, lo studio rivela che l’11% degli adolescenti ha fatto ricorso a farmaci senza prescrizione, un dato inferiore alla media europea (14%), ma comunque significativo. In particolare, l’uso di tranquillanti e sedativi ha registrato un incremento preoccupante, passando dal 4,3% nel 2019 al 6,3% nel 2024, con una netta disparità di genere: 7,9% tra le femmine contro il 4,2% tra i maschi. Ma non sono solo i sedativi a richiamare l’attenzione. Il medesimo studio, coordinato dall’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR in collaborazione con l’Agenzia UE sulle Droghe (EUDA), e basato su un campione vastissimo di 113.882 studenti di 15-16 anni provenienti da 37 Paesi europei, rivela un’impennata nell’assunzione di antidolorifici con finalità ricreative, passati dallo 0,8% del 2019 al 2,9% del 2024. L’anno precedente, inoltre, il 5,4% degli adolescenti ha fatto uso di farmaci per l’attenzione e l’iperattività – una percentuale che, pur non essendo di per sé indice di abuso, si inserisce in un contesto di facile accesso e potenziale uso improprio che richiede monitoraggio costante.

**Oltre le Sostanze: L’Allarme Gioco d’Azzardo**

Il quadro dei rischi giovanili non si esaurisce nell’ambito farmacologico. Il Rapporto Espad 2024 getta luce su un’altra, grave, dipendenza comportamentale: il gioco d’azzardo. Sorprendentemente, in questo campo, gli adolescenti italiani si posizionano come leader a livello europeo. Nel corso del 2024, il 44,8% dei ragazzi nel nostro Paese ha ammesso di aver praticato il gioco d’azzardo, un dato che, confrontato con il 28% del 2015 e il 32% del 2029 (probabile refuso per 2019 o 2020), mostra una crescita esponenziale, coinvolgendo quasi la metà degli studenti di 15-16 anni. Questo dato è particolarmente allarmante, poiché il gioco d’azzardo patologico può avere ricadute devastanti sulla vita dei giovani, compromettendo non solo la loro salute mentale ma anche le loro prospettive future. Di contro, e con un cauto ottimismo, è da registrare un calo nell’uso di cannabis, che pur rimanendo la sostanza illegale più consumata, ha visto una diminuzione dal 27% (2019) al 18% tra gli adolescenti italiani. Tuttavia, questa riduzione ha riguardato prevalentemente l’uso occasionale, mentre la percentuale di coloro che rischiano di sviluppare una dipendenza significativa (il 5,2%) è rimasta stabile. Questo suggerisce che, nonostante una diminuzione della diffusione complessiva, la gravità del problema per una fetta di consumatori persistente rimane invariata.

**L’Iniziazione Precoce: Una Tendenza Allarmante**

Puntare lo sguardo sull’età del primo approccio a sostanze e comportamenti a rischio è fondamentale per comprendere la portata del fenomeno. Luciano Schillaci, presidente della Federazione Italiana delle Comunità Terapeutiche (FICT), conferma inequivocabilmente che «c’è stato un abbassamento dell’età di primo uso tanto delle sostanze illegali che di quelle legali», in primis l’alcol. Le evidenze sono cristalline: l’ultima relazione al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze – con la prossima attesa per la fine di giugno – rivela cifre da capogiro: quasi un milione di giovani (960mila) tra i 15 e i 19 anni, ovvero il 39% della popolazione studentesca, ha avuto almeno un’esperienza con una sostanza psicoattiva illegale. Di questi, oltre 680mila (il 28%) ne hanno fatto uso nell’ultimo anno. Ancora più preoccupante è l’aumento della percentuale di studenti che hanno sperimentato una sostanza prima dei 14 anni. Virgilio Albertini, responsabile d’accoglienza della comunità di San Patrignano, sottolinea come «i 14 anni infatti sono l’età in cui molti si approcciano alle sostanze». Sebbene la cannabis e le droghe sintetiche siano diffuse, un’analisi interna della comunità di San Patrignano evidenzia la cocaina come la sostanza più utilizzata, un dato rinforzato dal fatto che quasi 54mila ragazzi tra i 15 e i 19 anni hanno riferito di averne fatto uso nel 2023, superando i livelli pre-pandemici.

La diffusione territoriale della cocaina è un’ulteriore spia rossa. L’aumento decennale delle segnalazioni per possesso di cocaina/crack a uso personale, che nel 2023 rappresentano il 19% del totale (coinvolgendo prevalentemente consumatori over-30), testimonia una capillare presenza della sostanza. Le denunce per reati correlati a cocaina/crack hanno registrato un incremento dell’8,6% rispetto al 2022, raggiungendo la percentuale più alta registrata. Questi dati, aggregati, dipingono un quadro complesso e urgentemente bisognoso di interventi mirati. L’abbassamento dell’età del primo contatto, la diversificazione delle sostanze e dei comportamenti a rischio, e la forte correlazione con fattori socio-economici e psicologici, rendono la prevenzione e l’intervento precoce strumenti indispensabili. È imperativo non solo monitorare le tendenze, ma anche investire in programmi educativi efficaci, supporto psicologico accessibile e reti comunitarie resilienti, capaci di intercettare il disagio giovanile prima che si trasformi in dipendenza conclamata. La sfida è complessa, ma la posta in gioco – il futuro di intere generazioni – è incalcolabile.

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2 commenti su “Giovani sempre più drogati?”

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