Nel contesto odierno, la distinzione tra professioni regolamentate e pratiche non scientifiche assume un’importanza cruciale, specialmente quando la salute mentale e il benessere individuale sono in gioco. Il fenomeno di individui che si autoproclamano esperti psicologi, pur non possedendo le qualifiche accademiche e le abilitazioni professionali richieste – come spesso accade con certi lettori di Tarocchi o Sibille – rappresenta una problematica complessa con significative implicazioni etiche, legali e sociali. Questo saggio si propone di analizzare criticamente tale fenomeno, evidenziandone i rischi e la necessità di una maggiore consapevolezza pubblica e di un rigoroso rispetto della professionalità in campo psicologico.
Innanzitutto, è fondamentale definire cosa si intenda per psicologia come scienza e professione. La psicologia è una disciplina scientifica che studia il comportamento e i processi mentali, basandosi su metodi di ricerca empirici, evidenze validate e un corpo di conoscenze teoriche consolidato. I professionisti della psicologia – psicologi, psicoterapeuti – acquisiscono le loro competenze attraverso percorsi universitari rigorosi (laurea specialistica/magistrale), tirocini professionalizzanti e, in molti paesi, l’iscrizione a ordini professionali che ne garantiscono la preparazione, l’aggiornamento continuo e il rispetto di un codice deontologico. Questo quadro normativo e formativo è istituito per tutelare il pubblico e mantenere elevati standard qualitativi nell’erogazione di servizi che incidono profondamente sulla vita delle persone.
A fronte di questa struttura professionale definita, emerge la pratica di chi, operando nell’ambito di sistemi di credenze esoteriche o divinatorie come la lettura dei Tarocchi o delle Sibille, si attribuisce anche la capacità di fornire supporto psicologico o interpretazioni di natura psicologica. Questo sincretismo, se da un lato può apparire innocuo o culturalmente interessante, dall’altro lato, quando si travalicano i confini della consulenza ludica o spirituale per sconfinare in quella che viene presentata come assistenza psicologica, diventa profondamente problematico. La dichiarazione sottostante, \”Oltre a non sapere leggere i Tarocchi e le Sibille si autoproclamano psicologi per ingannare gli allocconi\”, pur nella sua crudezza, coglie un punto nevralgico: la percezione di una pretesa intellettuale o professionale non supportata dai fatti, con l’intento perverso di sfruttare la vulnerabilità altrui.
L’inganno a cui si fa riferimento non è necessariamente un intento malevolo consapevole in tutti i casi, ma può derivare anche da una profonda ignoranza delle complessità della mente umana e dei meccanismi di aiuto psicologico. Tuttavia, quando un individuo, privo delle competenze necessarie, offre interpretazioni che assomigliano a diagnosi o fornisce consigli che rientrano nel campo della terapia, si crea un potenziale danno. Le persone che si rivolgono a queste figure sono spesso in momenti di fragilità, ricerca di risposte o soluzioni a problemi personali, relazionali o esistenziali. In questi contesti, una lettura non scientifica, priva di empatia professionale e di una base teorica validata, può portare a decisioni errate, all’aggravamento di condizioni preesistenti, alla ritardata ricerca di un aiuto qualificato o, peggio ancora, allo sviluppo di dipendenza psicologica nei confronti del \”maestro\” o del \”veggente\”.
Dal punto di vista tecnico e scientifico, non esiste alcuna evidenza empirica che supporti l’efficacia delle pratiche divinatorie nella diagnosi o nel trattamento di disturbi psicologici. La mente umana è un sistema complesso, influenzato da fattori biologici, cognitivi, emotivi, sociali e culturali. La comprensione di questi meccanismi richiede anni di studio e ricerca. Affrontare la psiche umana con strumenti non validati scientificamente è come tentare di riparare un motore complesso con un martello, ignorando completamente le sue componenti meccaniche ed elettroniche. Il \”lettore\” di Tarocchi, per quanto possa essere intuitivo o empatico, non possiede gli strumenti diagnostici (come test psicometrici validati), le conoscenze sui disturbi mentali (DSM-5, ICD-11), né le tecniche terapeutiche basate sull’evidenza (es. Terapia Cognitivo-Comportamentale, Psicoanalisi) che sono alla base della pratica psicologica.
La creatività in questo ambito dovrebbe esprimersi nella ricerca di soluzioni innovative e basate sulla scienza per i problemi umani, non nella capacità di inventare interpretazioni arbitrarie o di vendere illusioni. Un professionista che si autodefinisce ‘psicologo’ sulla base di abilità esoteriche è non solo eticamente discutibile ma anche legalmente sanzionabile in molti ordinamenti, poiché si tratta di un esercizio abusivo di professione. Questo porta a una delegittimazione dell’intera categoria professionale e mina la fiducia del pubblico nei confronti della scienza e della medicina.
Le conseguenze sociali di questo fenomeno sono molteplici. Si assiste a una proliferazione di \”guru\” e \”coach\” non qualificati che promettono soluzioni rapide a problemi complessi, spesso con costi elevati per gli utenti. Questo non solo rappresenta un danno economico, ma distoglie le persone dalla ricerca di un aiuto autentico. Inoltre, favorisce una cultura della credulità e dell’anti-scienza, che può avere ripercussioni negative su altri ambiti della vita sociale, dalla salute pubblica alla gestione delle informazioni.
È quindi imperativo promuovere una maggiore alfabetizzazione psicologica nella popolazione. Questo include l’educazione sui percorsi formativi dei veri psicologi, la spiegazione dei principi scientifici che sottostanno alla pratica psicologica e la diffusione di informazioni chiare sui rischi associati alle pratiche non regolamentate. Le istituzioni, gli ordini professionali e i mezzi di comunicazione hanno un ruolo chiave in questa opera di sensibilizzazione. Non si tratta di demonizzare chi offre servizi spirituali o di intrattenimento, ma di tracciare un confine netto tra queste pratiche e la professione psicologica, chiarendo che la competenza in quest’ultima deriva da un percorso di studio e abilitazione rigidamente regolamentato.
In sintesi, la critica espressa inizialmente, seppur colorita, sottolinea una disfunzione nel panorama del benessere personale. La professionalità in psicologia è una garanzia per il cittadino, fondata su scienza, etica e formazione rigorosa. Qualsiasi tentativo di bypassare questi requisiti, autoproclamandosi esperti senza averne il titolo, non solo è un atto di autoinganno, ma costituisce un potenziale pericolo per chi cerca aiuto, perpetuando un ciclo di disinformazione e sfruttamento. La salvaguardia della salute mentale collettiva passa anche attraverso la difesa dell’integrità e della serietà delle professioni che se ne occupano.
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