RITUALI BY ROSY

RITUALI BY ROSY. RITUALI BY ROSY AL339-2729722. Durante il Medioevo il mito delle streghe d’origine romana subì una lenta ma determinante trasformazione. I riti e le credenze della romanità classica confluirono in un’unica leggenda: quella della società di Diana. Attorno a essa e alla sua origine si è discusso molto, ma sembra ormai accertato chele riunioni notturne in onore di Diana siano una mescolanza di credenze e azioni della tradizione romana con antiche saghe pagane e celtiche. Ancor oggi, i festeggiamenti celebrati nella notte di san Giovanni, conosciuta dai più come la notte delle streghe, sono caratterizzati da questi elementi. Il primo è il giorno nel quale cade questa festa, il 24 giugno, data nella quale i Romani celebravano sia il solstizio estivo che la dea della casualità Fors Fortuna, abbandonandosi a canti, balli e all’amore libero sui campi madidi di rugiada. Altra caratteristica, ancora anteriore, è il luogo dove si svolgevano i sabba, (ai piedi di un noce) pianta sacra per eccellenza dei Celti e sotto la quale venivano compiuti un tempo i riti propiziatori. Ultimo elemento, non di minore importanza, è la presenza delle striges romane, ormai trasformate, per l’occasione, in laide vecchie, sempre pronte, oltre che a rapire neonati, a fornicare col Diavolo.
Per tutto il Medioevo le riunioni notturne delle streghe si diffusero in tutta Europa. Diana, la divinità venerata, era la bonae feminae, la signora della notte, che guidava le femmine in questi misteriosi incontri notturni. La credenza nella Società di Diana, e le relative pratiche rituali (occasione per sfogare repressi istinti sessuali, spesso saffici), era però, nel Medioevo, ancora separata dalla credenza nelle streghe malefiche e nelle incursioni notturne a scopo criminale. A dire il vero questo culto non era altro che un’evoluzione di quelli celebrati in onore di Ecate, la dea greca delle tenebre, considerata, come Diana, la regina delle streghe, capace di trasformarsi in uccello, di utilizzare i poteri delle erbe e di cibarsi di carne umana.
Nella tradizione cristiana la medesima funzione era svolta da Erodiade, la perfida moglie di Erode Antipa che, per vendetta, fece chiedere, ed ottenne, dalla figlia Salomè la testa di Giovanni Battista (stranamente festeggiato proprio nella notte delle streghe). Holda era invece Valter ego di Diana nella tradizione germanica. Dai processi, a seconda del luogo e del tempo, sappiamo che le streghe usavano indifferentemente questi nomi per indicare la dea che guidava le riunioni notturne. Nel XII secolo Diana venne gradualmente sostituita dal Diavolo e le due credenze iniziarono a fondersi. Per Giovanni di Salisbury, che aggiunse con le sue opere nuovi particolari sulle assemblee notturne, le streghe non erano più bonae feminae o mulierculae, ma vere e proprie criminali, alleate col Diavolo, e per questo andavano perseguitate. Streghe e stregoni tornarono così ad essere per la Chiesa un problema di difficile soluzione, tanto da provocare, nel XIII secolo, la seconda ossessione della stregoneria.
A dire il vero quella delle streghe fu una vera e propria mania collettiva, uno dei fenomeni più inquietanti della vita europea di quei secoli. Come afferma lo storico inglese Trevor-Roper, la superstizione, diffusa ovunque a quei tempi ed espressa in credenze come la magia, la taumaturgia o l’evocazione del maltempo, era ben diversa dalla mania delle streghe, che elevava tali superstizioni a sistema demonologico. I colpevoli non erano perciò le sventurate donne alle quali veniva estorta con la tortura la confessione di fatti o pensieri malefici, ma i dottori della chiesa, i teologi ed i giudici che, con sapienti dissertazioni in latino, decidevano che le disgraziate agivano al servizio del Diavolo e a danno della cristianità.
Per una serie di fatti e avvenimenti concomitanti, la persecuzione delle streghe avvenuta nel Rinascimento si sovrappose a quella degli eretici ed è parallela alla storia dell’Inquisizione. Questo particolare tribunale ecclesiastico fu creato per la prima volta nel basso Medioevo, per castigare gli eretici che, con i loro delitti contro la fede cristiana, minavano il Cristianesimo stesso. Apostasìa, falsi miracoli, profanazione dell’Eucarestia, stregoneria e superstizione erano le accuse più frequenti. Nei primi due secoli, l’XI e il XII, le sentenze furono scarse e limitate alla parte occidentale dell’Europa. Un impetuoso sviluppo dell’attività dell’Inquisizione si ebbe nel secolo successivo, quando in Italia e in Francia iniziò la rivolte dei neo-manichei, con Catari, Albigesi e Valdesi in testa. Il re di Francia approfittò dell’occasione per sterminare in una sanguinosa crociata gli Albigesi. I Catari li seguirono a ruota, mentre i Valdesi, dispersi ed isolati in piccoli nuclei nelle più sperdute valli del Piemonte e della Savoia, riuscirono a limitare i danni, nonostante che la persecuzione contro di loro proseguisse per molti secoli ancora. Dopo i Valdesi fu la volta degli ebrei convertiti (ma non abbastanza), dei Templari, dei francescani dissidenti, degli Hussiti e dei satanisti. Per tutti la medesima accusa: l’eresia, e la medesima condanna: il rogo. Al rogo andarono anche molte celebrità soprattutto per motivi politici, come Girolamo Savonarola, che tante persone aveva eliminato in questa maniera (essendo stato egli stesso uno spietato inquisitore) e Giovanna d’Arco, considerata ingiustamente la strega per antonomasia. Completata l’epurazione, chiusi gli anni bui del Medioevo, nell’età della Controriforma l’Inquisizione cambiò aspetto diventando, per quanto fosse possibile, ancora più spietata che in passato. Dal 1542, con la bolla pontificia Licei ab initio, ne vennero centralizzati il potere e le funzioni. I vescovi e le autorità laiche, che fino a quel momento avevano dato man forte, vennero esclusi. I nuovi inquisitori ricevettero poteri illimitati, con licenza di incriminare chiunque, prelati o laici che fossero. Ed è proprio in questo contesto, in pieno Rinascimento, che la caccia alle streghe raggiunse l’apice, quando in Europa si stavano affermando menti illuminate e capaci come Leonardo, Erasmo (che nel bel mezzo della caccia agli eretici soleva ripetere con ironia: «che noia questi roghi»), Lutero e Calvino.
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