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RITUALI D’AMORE GRATIS. RITUALI D’AMORE GRATIS AL339-2729722. Dalla Mesopotamia provengono i primi documenti scritti. In una tavoletta d’argilla assira, risalente all’incirca al II millennio a.C., si parla di streghe: «… la strega che gironzola per le strade, s’introduce nelle case, corre i vicoli, insegue la gente nelle piazze, si volta avanti e indietro, si arresta per strada e torna sui suoi passi, per fermarsi in piazza. Essa ha rapito la forza del bel giovane, ha sottratto la felicità alla donna, togliendone con lo sguardo il bene della volontà. Da quando mi ha visto, la strega sta camminando dietro di me, con la sua bava ha arrestato il mio cammino; con il suo sortilegio ha interrotto la mia strada; ha allontanato dal mio corpo il mio dio e la mia dea».
Intorno al 1000 a.C. anche il Vecchio Testamento, nel primo Libro di Samuele, narra di streghe. Precisamente è Saul che, dopo averle osteggiate in ogni modo, si reca da una strega di En-Dor perché lo metta in contatto con Samuele.
Apparentemente contrastanti erano i pareri sulla stregoneria nell’antica Roma. Benché i romani onorassero gli aruspici, combatterono energicamente la magia nera, Nel 172 a.C. vennero banditi dall’Impero gli stregoni e Augusto punì con la morte Lucio Pituanio e Publio Marzio, due noti rappresentanti di questa categoria. Negli editti emanati a tal proposito dal Senato sotto Claudio, Vitellio e Vespasiano, si possono scorgere già gli elementi che andranno a caratterizzare la caccia alle streghe rinascimentale: l’uso della tortura, la pena del rogo e la confisca dei beni.
Sempre tra i Romani era conosciuta la leggenda delle striges, donne trasformate in uccelli per magia che, secondo Plinio il Vecchio, andavano di notte a riempirsi il gozzo con sangue di neonato. Ancora Plinio, in Naturalis Historia, racconta di un agricoltore accusato di sortilegio. Tra gli autori latini anche Ovidio affronta questo argomento. Dalla sua descrizione l’uccello notturno, chiamato dai Romani strix, ha la testa grossa, gli occhi fissi, il becco e gli artigli da rapace e le penne simili al gufo. Ma a differenza di questo maestoso volatile, le strix rubavano i bambini lattanti e ne facevano scempio con gli artigli. Sempre Ovidio narra di due maliarde, Canidia e Sagana, nell’atto di rendere un amore più eccitante con l’ausilio di fantocci. Poco dopo però, tra le virtù dell’uomo ideale, mette quella di non prestar fede nei prodigi delle streghe e negli incanti delle maghe. La credenza a queste balie funeste era però radicata nel popolo ed ancora nel II secolo dopo Cristo, nei precetti di medicina scritti da Quinto Sereno Sammonico, venivano dati precisi consigli su come rimediare ai veleni delle streghe.
La prima vera e propria ossessione della stregoneria si manifestò tra il III e il IV secolo dopo Cristo. Le cause sono da ricercarsi nella progressiva affermazione del Cristianesimo quale religione ufficiale dell’Impero romano. Fino ad allora non esisteva la rigorosa divisione tra Bene e Male: le stesse divinità erano a volte buone e a volte cattive. In quei secoli la Chiesa iniziò invece a considerare il paganesimo una manifestazione diabolica. L’unica cosa buona era Dio e tutto quello che non era divino era opera del Diavolo. Nel Concilio di Ancira (314 d.C.) e in quello di Elvira (340 d.C.), la condanna ecclesiastica apparve evidente riguardo ai malefìci stregoneschi: «… Coloro i quali praticano qualsiasi arte divinatoria secondo i costumi dei pagani o introducono nelle loro case uomini di tal fatta per sapere qualcosa in riguardo all’arte del maleficio …», tanto da prevedere punizioni ai praticanti e mezzi efficaci per evitarli. Nel millennio successivo la concezione cristiana si affermò nelle città, lasciando ancora indenni le popolazioni contadine e montane.
L’origine contadina delle streghe ha ormai trovato numerosi sostenitori. Molti di essi sono ormai convertiti alle teorie di Ginzburg esposte ne I Benandanti, dove grande importanza viene data ai culti agrari. La parola paganesimo deriva ad esempio da pagus, luogo, di campagna, mentre il termine strega compare la prima volta nel 589 come sinonimo di contadina.
Nonostante la messa al bando di questi esseri, che vagavano al di fuori dell’ortodossia cristiana, a quei tempi le pene per i colpevoli non erano molto cruente. Qualcuno di loro fu magari giustiziato, qualche rogo in qua e in là venne acceso, ma resta il fatto che le autorità ecclesiastiche non cercarono mai di stroncare con l’uso della forza queste pratiche pagane e stregonesche. Semmai, la Chiesa medievale cercò di conformarle alla propria logica, riportandole, per quanto era possibile, all’eterno conflitto tra Cristo e il Diavolo.
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