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ALESSANDRO IMPAGNATIELLO È RIMASTO GELIDO E IMPASSIBILE DURANTE L’INTERROGATORIO

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“QUANDO HO DECISO DI UCCIDERE GIULIA NON C’ERA NÉ IRA, NÉ RABBIA NÉ DESIDERIO DI VENDETTA” – ALESSANDRO IMPAGNATIELLO È RIMASTO GELIDO E IMPASSIBILE DURANTE L’INTERROGATORIO IN CUI HA CONFESSATO DI AVER UCCISO LA COMPAGNA, GIULIA TRAMONTANO, INCINTA DI SETTE MESI, A SENAGO – IN CARCERE A SAN VITTORE HA UN COMPAGNO DI CELLA ED È GUARDATO A VISTA. MA NON HA MAI AVUTO UNA PAROLA D’AFFETTO NÉ PER GIULIA NÉ PER THIAGO, IL FIGLIO CHE SAREBBE NATO TRA DUE MESI (E CHE IMPAGNATIELLO HA UCCISO) – LA CARRIERA DA “CONQUISTATORE”, CHE LA PATERNITÀ AVREBBE ROVINATO, E IL NARCISISMO: QUANDO I PM HANNO CHIESTO SE ERA PRONTO PER COMINCIARE L’INTERROGATORIO HA SORRISO E…

Ha ucciso Giulia senza un motivo, senza una ragione. Ammesso che ce ne possa mai essere una per togliere la vita a un essere umano. E farlo, per di più, alla donna che sta per dare alla luce il proprio bambino. «Nel momento in cui ho deciso di uccidere la mia compagna non c’era né ira né rabbia né desiderio di vendetta», dice Alessandro Impagnatiello al giudice. Lo scarno verbale del suo interrogatorio è freddo, gelido. Come le sue parole mentre racconta come ha ucciso Giulia e il piccolo Thiago che sarebbe nato tra due mesi.

Impagnatiello è accusato di omicidio volontario aggravato, procurato aborto e occultamento di cadavere. Reati che possono valere l’ergastolo. Impagnatiello ha fatto trovare il corpo di Giulia, ha dato particolari che solo il killer poteva conoscere. Ma le indagini continuano perché ci sono punti ancora da chiarire. Qualcuno può averlo aiutato a ripulire l’auto o la casa? Ipotesi al momento non riscontrata dalle indagini. «Perché ha ucciso Giulia?», chiede il gip nell’interrogatorio. La risposta di Impagnatiello è allo stesso tempo ovvia e raggelante: «L’ho deciso senza motivazioni. Ci sto pensando costantemente. La situazione era per me, mi passi il termine, stressante. Questa è l’unica cosa che posso dire, ma non c’era un reale motivo».

Uno che uccide perché è «stressato» deve attribuire alla vita altrui un valore davvero bassissimo. Nel primo interrogatorio. Impagnatiello aveva detto di aver iniziato a discutere con Giulia al suo ritorno dall’incontro con l’amante 23enne. Mentre lei stava tagliando i pomodori per la cena, così aveva detto il 30enne, aveva minacciato di compiere atti di autolesionismo facendosi dei tagli a un braccio e al collo con il coltello. Lui poi l’avrebbe colpita «per non farla soffrire». Una versione di comodo, alla quale non aveva creduto nessuno. Per questo davanti al gip «aggiusta» le sue parole. «Giulia non si è pugnalata, ho preso io il coltello e ho proseguito», confessa anche se, comunque, ripete che «Giulia si è tagliata inavvertitamente sul braccio destro mentre tagliava delle verdure».

«Successivamente il coltello l’ho lavato e rimesso in un ceppo posto sopra il forno della cucina» dopo averlo «lavato con acqua e sapone», dice Impagnatiello al giudice. Quale ha usato per uccidere Giulia? «Il coltello che ho utilizzato è quello più piccolo con manico nero, lama in acciaio di circa 6 centimetri». Giulia Stava davvero tagliando i pomodori? È stata aggredita a freddo alle spalle? La dinamica dell’omicidio e lo spostamento del corpo martoriato era già stato raccontato durante la confessione ai magistrati nella caserma di Senago. Ora davanti al giudice Minerva il 30enne aggiunge particolari: «Ho spostato il cadavere dalla sala alla vasca da bagno, poi scendendo le scale verso il box, poi alla cantina, e nuovamente al box. Ho trascinato il corpo lungo le scale. Cantina e box si trovano sullo stesso piano, non ci sono ostacoli che li separano», racconta.

Ai pm aveva detto di aver abbandonato i resti di Giulia intorno alle tre di notte di mercoledì. Da un primo esame del medico legale sembra però che il cadavere sia rimasto in quel luogo almeno 48 ore. Quindi il trasporto potrebbe essere avvenuto già martedì notte. Perché — chiede il giudice — ha lasciato il corpo proprio lì? «Si tratta di una via vicina a casa nostra che percorrevamo abitualmente. Lì c’è una sequenza di box esterni singoli, uno attaccato all’altro. Dopo una serie di box c’è un’interruzione, in quello spazio vuoto ci sono delle erbe alte. In questo spazio, tra gli arbusti, ho lasciato il cadavere». Impagnatiello dice di avere scelto quel luogo per la vicinanza a via Novella. Parlando al giudice il 30enne «sposta» in avanti il momento dell’omicidio: «L’ho uccisa intorno alle 21». Inizialmente aveva detto «prima delle 20.30». Il magistrato chiede conto delle ricerche effettuate su Internet: «Già verso le 19 ho fatto una ricerca sul web relativa a una vasca da bagno, ma l’ho fatta per cercare dei rimedi per rimuovere una macchia che si trovava sulla vasca». L’interrogatorio si chiude alle 10.26. Il gip non riconoscerà l’aggravante della crudeltà e della premeditazione a causa del tempo «limitato» tra le ricerche e il delitto. Ma dalle ultime indagini sarebbero emersi nuovi, importanti, indizi su questo punto.

Alessandro Impagnatiello, il barman 30enne che faceva sempre colpo sulle donne, anche se in realtà «le disprezzava», dicono gli investigatori, il mostro che ha ucciso la compagna incinta e il suo bambino, o il «lurido», come lo chiamavano i colleghi, che rubava soldi dalla cassa del Bamboo, il locale chic di Milano, per fare lo «sbruffone» con gli amici. Tante facce di un’unica personalità «narcisista criminale», che saprà definire meglio lo psichiatra forense Marco Lagazzi dopo l’incontro nel carcere al quinto raggio di San Vittore dove lui, Impagnatiello, si trova rinchiuso, insieme a un altro compagno di cella, guardato a vista dopo che ha dichiarato di aver pensato al suicidio come unica conseguenza di un pentimento, che però, al momento, non ha manifestato. Mai una parola d’affetto postumo su Giulia, mai nemmeno su Thiago, il bimbo che lo avrebbe reso papà fra meno di due mesi. Quel nome nemmeno una volta lo ha pronunciato, perché in fondo, il bimbo, «era un grosso ostacolo alla sua libertà di conquistatore», dicono gli investigatori che lo hanno interrogato per oltre due ore. Quando i pm hanno chiesto se era pronto per cominciare l’interrogatorio che poco dopo lo avrebbe portato al fermo per omicidio della compgna incinta e pure dopo, in quello davanti al gip per la convalida, ha sorriso, si è sistemato i capelli e ha detto sicuro di sè: «Sì, possiamo partire».

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