PUTIN NON HA PIÙ ARMI DA MOSTRARE – ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA HA SFILATO SOLO UN CARRO ARMATO T-34/85, PRODOTTO NEL 1944: NESSUN AEREO HA SORVOLATO MOSCA, NESSUNA COLONNA DI TANK HA PERCORSO LA PIAZZA ROSSA – “MAD VLAD” HA TALMENTE PAURA DEL DISSENSO CHE HA VIETATO LA SFILATA AL “REGGIMENTO IMMORTALE”, I PARENTI DEI REDUCI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE, PER PAURA CHE FOSSERO MOSTRATE LE IMMAGINI DEI MORTI IN UCRAINA – L’ASSE CON I PAESI DELL’ASIA CENTRALE E LA RETORICA STANCA DELLO ZAR…
Mentre i bombardamenti continuano a martoriare l’Ucraina, in Russia si stanno tenendo le tradizionali celebrazioni del Giorno della vittoria, con cui ogni 9 maggio si ricorda la sconfitta della Germania nazista e la fine della Seconda guerra mondiale. Vladimir Putin ha presieduto la consueta parata militare a Mosca, quest’anno ristretta a solo 51 mezzi e privata di diversi elementi tradizionali. Delle lunghe colonne di carri armati sovietici e dell’aviazione russa non c’è più traccia. Un singolo e decisamente piccolo carro T-34/85, prodotto nel 1944, ha aperto la parata militare. Mentre nemmeno un aereo ha sorvolato Mosca il 9 maggio 2023.
Tutti quei mezzi, un tempo simbolo della liberazione dell’Europa dalla dittatura nazista, ora giacciono distrutti in Ucraina o pronti a nuovi attacchi. Non a caso, un’altra grave assenza di questo 9 maggio è quella del Reggimento immortale, cioè la marcia in cui i parenti dei reduci della Seconda guerra mondiale sfilano nella piazza Rossa portando in trionfo le foto dei propri cari. Il regime di Putin ha infatti vietato loro di partecipare alle celebrazioni. Ufficialmente per motivi di sicurezza ma, secondo i commentatori del New York Times, per evitare che molti decidessero di portare le immagini delle persone morte in Ucraina in oltre un anno di Guerra. Presenti, invece, con circa un quinto di tutti i mezzi militari in parata, i soldati del dittatore ceceno e integralista islamico Ramzan Kadyrov, senza i quali la sfilata non avrebbe raggiunto nemmeno i 50 mezzi. Nulla rispetto ai 131 del 2022 o ai 197 del 2021.
Così, dopo il T-34/85, sono arrivati 7 mezzi corazzati Tigr-Ms, 6 Vpk-Urals e i 10 Remdiesel Z-Sts “Akhmat”, usati solo dall’esercito di Kadyrov. Poi, un singolo corazzato anfibio Btr-82A ha guidato 6 lanciatori per missili balistici ipersonici Srbm Iskander. Dietro, un altro Btr-82A ha aperto la strada a 6 trasportatori dei sistemi di contraerea S-400 e un altro ancora ha preceduto 3 lanciatori per missili balistici intercontinentali Rs-24 Yars e altri 6 Tigr-M. La parata è stata chiusa da appena 3 veicoli corazzati Vpk-7829 Bumerang. Niente carri armati moderni, niente droni aerei o marini, nessun jet di ultima generazione, nessun bombardiere atomico.
Alla parata del 9 maggio il Cremlino è arrivato lanciando 25 missili contro l’Ucraina. Alle nove in punto, sulla Piazza Rossa, è iniziata la sfilata di politici, propagandisti, veterani, mezzi militari – in misura ridotta rispetto agli altri anni: c’era un solo carro armato, un T-34 – e soldati. Il presidente russo è riuscito a raggruppare attorno a sé i leader dell’Asia centrale, anche il presidente kazaco, Qasym Jomart Toqaev, che dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina ha cercato di prendere le distanze dal Cremlino, era al fianco di Vladimir Putin; come il suo omologo uzbeco, Shavkat Mirziyoyev, e il premier armeno, Nikol Pashinyan, ha annunciato la sua presenza soltanto ieri.
La Csto, l’organizzazione del trattato di sicurezza collettiva, era al completo a Mosca con i leader di Bielorussia, Kazakistan, Armenia, Korghizistan e Tagikistan tutti seduti sugli spalti disposti sotto la scritta 9 maggio e le bandiere russe. E’ questa la nota più significativa della parata, Putin ha voluto mostrare un’alleanza che si ricompone. Perché questi capi di stato e di governo, nonostante più volte abbiano preso le distanze dall’invasione e abbiano lasciato trapelare i timori che Mosca possa espandere la guerra nei loro paesi, erano vicini a Putin in un giorno tanto significativo per il conflitto, non si sa.
La guerra contro Kyiv è entrata nel suo secondo anno e come lo scorso anno, il Cremlino non aveva vittorie da rivendicare allora e non le ha adesso: attendeva la caduta di Bakhmut per mano della Wagner. Il 9 maggio è un giorno molto importante per Putin, lo ha riempito di simboli e avvertimenti. Da commemorazioni del passato, il presidente russo, ormai da anni, lo ha reso uno spettacolo di minacce, di promesse di guerra. Da anni il 9 maggio non è più il ricordo di una vittoria passata, ma la promessa di una guerra futura. Ventiquattro città hanno cancellato la parata, ufficialmente per motivi legati alla sicurezza, probabilmente perché se Mosca era sguarnita di mezzi militari da esporre in piazza, difficilmente altre città avrebbero potuto fare di meglio.
Putin ha usato il suo discorso per ripercorrere la lista delle sue accuse: contro le “élite globaliste”, contro l’Ucraina “ostaggio di un regime”, contro la “russofobia” che ha spinto il mondo a dimenticare chi ha liberato l’Europa dal “male”: vogliamo vedere il mondo libero, ha detto il presidente russo. Ha ammesso che c’è una guerra, ma che la vera guerra non è certo l’operazione militare speciale in Ucraina, ma è “la guerra contro la Russia”. A muovere questo conflitto è l’occidente che “provoca scontri e colpi di stato, distrugge i valori tradizionali per continuare a dettare le proprie regole” e Kyiv ormai “è merce di scambio nelle sue mani”. Ha ricordato chi combatte, chi è morto combattendo, ha ricordato i soldati di professione e i mobilitati, che difendono quello che è più importante per la Russia: “La sicurezza, la nostra nazione dipende da voi” e anche il futuro della Russia. Non era questa la premessa iniziale, quando Putin dichiarò l’inizio dell’invasione, lasciò intendere che Mosca non sarebbe stata coinvolta, che il compito dei soldati russi era “liberare”, “denazificare”, in ballo c’era il futuro di Kyiv e quello della memoria della Seconda guerra mondiale. Ora, lo ammette lui stesso, in ballo c’è il futuro della Russia. L’idea della guerra di difesa serve a Putin per convincere i russi che i sacrifici che stanno facendo sono indispensabili, vitali, anche una nuova mobilitazione potrebbe esserlo.
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