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STORIA MUSSOLINI E IL MARESCIALLO CURTI

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Osservatelomentre passeggia sulla terrazza con lo sguardo truce. In quell’animo non vi è dignità, in quel cuore non vi è umanità. Sembra una belva in gabbia». Parole che descrivono Benito Mussolini, da pochi giorni deposto a seguito del suo arresto, il 25 luglio 1943. La terrazza è quella di Villa Webber, all’isola della Maddalena, dove per venti giorni, dal 7 al 28 agosto, Mussolini viene rinchiuso prima del trasferimento al Gran Sasso.

A scrivere queste parole, lucide, è un testimone d’eccezione. L’autore è Edoardo Curti, un maresciallo dei Carabinieri Reali scelto dagli Alti Comandi per la missione più importante della sua vita: scortare e sorvegliare l’ex Duce nelle settimane immediatamente seguenti alla sua deposizione. Parole che emergono da un diario, casualmente riscoperto dai due figli solamente quindici anni fa, che sta per essere pubblicato da Edizioni Remedios, piccola casa editrice di Casale Monferrato, in provincia di Alessandria, dove Curti andrà a vivere dopo la guerra, al comando della locale stazione dei Carabinieri.

Da due anni Edoardo Curti, che nel 1943 ha 43 anni, si trova a Roma in missione con scopi investigativi per conto del Comando Generale dei Carabinieri Reali. Quel 27 luglio viene scelto come uno degli uomini di fiducia per la missione. Mussolini viene portato prima in auto a Gaeta, poi in nave a Ponza, e da lì, sempre via mare, a La Maddalena, in Sardegna, per la sua permanenza più lunga, prima che un idrovolante lo trasporti «in continente», con destinazione Gran Sasso. «È probabile che mio padre – spiega Graziano, l’altro figlio – abbia sentito la necessità, in quei giorni, di scrivere un diario, ben conscio di essere testimone di un momento di grande importanza, non solo per la sua vita professionale».

Dettagli che hanno colpito soprattutto la professoressa Giovanna Sotgiu, storica della Maddalena, che ha ritrovato passaggi di estrema importanza. «Per esempio, viene descritto per la prima volta il numero della scorta di Mussolini – spiega Sotgiu – composta da 70 carabinieri e 30 metropolitani». Ma anche incroci di testimonianze che la convincono sulla bontà del racconto di Curti: «Vengono citate le diverse visite di don Salvatore Capula, dettagli che coincidono con la versione del prelato». Don Capula è il parroco della Maddalena negli anni della guerra. Viene chiamato da Mussolini per il supporto religioso, compresa la Messa officiata in ricordo del figlio Bruno, morto esattamente due anni prima in un incidente aereo. Celebrazione a cui lo stesso Curti partecipa, descrivendola nel diario. Sotgiu è tra i pochi ad aver avuto accesso alle carte di don Capula, custodite ancora oggi in un luogo segreto per sua specifica richiesta.

Durante il periodo della Maddalena, Mussolini è ospitato in località Padule, all’interno di Villa Webber, residenza ottocentesca di James Phillipps Webber, un ricco inglese che la costruisce in un improbabile stile moresco-italiano come propria abitazione per gli ultimi anni della sua vita. Risulta essere in cattive condizioni già all’epoca, oggi si trova in uno stato di completo abbandono. Qui l’ex Duce (che Curti spesso paragona a Napoleone, per il comune destino di essere confinato in un’isola dopo la destituzione) viene spesso apostrofato con considerazioni personali. «Curti è un uomo che conosce bene il suo tempo ed è in grado di valutare i suoi contemporanei sulla base dei loro comportamenti – spiega Sotgiu -; profondamente negativa è la valutazione sulla impreparazione mostrata dalle autorità in tutta la vicenda dei trasferimenti di Mussolini».

Nel diario più volte esprime la sua contrarietà su quelle scelte. Si chiede perché scegliere Ponza (dove racconta esserci «solo due vecchie mitragliatrici» a difendere l’intera isola), ma nutre riserve anche sulla Maddalena. Dal diario di Curti emerge anche un altro dato, inedito, sottolineato dalla professoressa Sotgiu: «Durante la sua permanenza a Maddalena Badoglio consente a Mussolini di ricevere doni che arrivano da Adolf Hitler e da Hermann Göring – conclude -; Hitler lo omaggia di 22 volumi di opere di Friedrich Nietzsche, mentre Göring gli farà recapitare un busto dell’imperatore Federico II di Prussia». Sullo sfondo la preoccupazione maggiore è quella che il celebre prigioniero possa finire in mano tedesca o angloamericana. «Sarebbe un’onta incancellabile per l’Italia», dice. Precisa anche quale sia l’estremo comando superiore che gli viene impartito: «Gli ordini di Roma sono di non lasciarlo cader vivo e, in ogni caso, meglio lascialo cadere in mano inglese che tedesca: gli si scarica la pistola addosso e lo si spegne!».
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