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Ora che Mediaset ha esiliato il trash estremo di Barbara D’Urso, può liberamente trionfare il trash temperato di Maria De Filippi. A differenza dell’esiliata che aveva il supporto solo dei giornalisti che invitava nel suo programma, Maria gode di molti estimatori. Temptation Island è divertente, non c’è che dire:
Filippo Bisciglia nelle vesti di Massimo Recalcati è irresistibile, specie quando porge i video come se fossero frammenti d’inconscio, così come il falò è uno dei momenti più alti della nostra tv (totem e falò), le parole che non ti ho mai detto. La confessione di chi si sente tradito non ha nessuna compatibilità con il pudore: proprio perché è senza difese, diventa debordante, aggressiva, senza scrupoli, si avventa e non ha remore.
La cosa straordinaria (dal punto di vista televisivo, di chi guarda) è che accondiscende a favorire i sentimenti più bassi; senza questo, non avrebbe su di noi una presa così irresistibile. Poi, il montaggio fa il resto: primi piani, piani d’ascolto delle amiche affrante, complicità maschile, colonna sonora che ti prende alle spalle, scrittura senza sbavature.
La domanda più ricorrente che uno si fa è: «Ma perché quei due si sono messi assieme?». La risposta è una sola: perché il casting è stato perfetto, perché hanno trovato le coppie giuste per il dissolvimento in video: il format chiede ai maschi di fare i galletti, alle femmine le vittime (per ora la fluidità non funziona).
Tutti si scoprono portatori di una parola di consolazione. Il programma è divertente, lo ripeto, anche se lascia intravedere una leggera vena di classismo. Immaginiamo un Temptation Island i cui partecipanti si chiamino Bianca Berlinguer,
Mara Venier, Pino Insegno, Morgan, Paolo Del Debbio, Barbara Palombelli e così via. Sarebbe divertente ridere delle loro sventure d’amore, ma non succederà mai. Succede con i più indifesi, attratti dal momento di celebrità, incalzati a adontarsi nel nulla.
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