URBANO CAIRO HA IN MENTE DI COSTRUIRE UNA CORDATA TUTTA ITALIANA PER RILEVARE MEDIASET DA BERLUSCONI, COL SOSTEGNO DI UNA GRANDE BANCA (INTESA?) E IMPRENDITORI VARI – ISPIRATORE DELL’OPERAZIONE SAREBBE IL SUO “IDEOLOGO” WALTER VELTRONI (GURU DI RAI3 E LA7) – AD ARCORE LA FAMIGLIA BERLUSCONI SI DIVIDE: ELEONORA, BARBARA E LUIGI SONO FAVOREVOLI, PIERSILVIO E’ CONTRARIO, MARINA TRABALLA – COME REAGIRANNO IL GOVERNO MELONI E I FRANCESI DI VIVENDI, GRANDI AZIONISTI MEDIASET COL 23,2%, DAVANTI A UN’EVENTUALE OFFERTA DI UNA CORDATA ITALIANA TENDENTE A UNA SINISTRA VELTRONICA? – SI PUÒ SOLO IMMAGINARE L’IMBARAZZO PROVATO DA CAIRO QUANDO MASSIMO GILETTI HA PROPOSTO DI DEDICARE “NON È L’ARENA” AL RAPPORTO BERLUSCONI-DELL’UTRI-GRAVIANO…
C’è un grande fermento a Milano, tra gli operatori finanziari, perché da tempo si rincorrono voci, indiscrezioni e retroscena sul futuro di Media for Europe, meglio conosciuta in Italia con il nome di Mediaset. Tutti conoscono l’interesse dei francesi di Vivendi, che sono secondi azionisti del Biscione con il 23,2% (4,5% + 18,7% tramite Simon Fiduciaria), dopo la pace siglata con Silvio Berlusconi a seguito della tentata scalata del 2016.Nel frattempo, qualcosa è cambiato: la salute del Cav, già traballante, ha subìto un rapido peggioramento negli ultimi mesi. Sulle sue condizioni fisiche nessuno osa fare previsioni: impossibile scommettere un centesimo sul suo ritorno in campo. Quel che è certo è che, oggi, Silvio Berlusconi non può governare nulla: né Forza Italia, né le sue aziende. Ragion per cui il futuro di Mediaset, che ha accompagnato l’ascesa e la discesa politica di Berlusconi, è avvolto dalle nubi. Sull’azienda incombono gli interrogativi di un’inevitabile passaggio di testimone generazionale ma anche gli appetiti di possibili acquirenti. Tra gli interessati al cucuzzaro non solo c’è solo quel gran paraguru di Vincent Bolloré, che sul Biscione ha riversato fiumi di denaro.
Sta prendendo corpo una cordata italiana per rilevare l’impero di Cologno Monzese dai Berlusconi. La cessione del tele-impero di famiglia divide da tempo gli eredi del Cav. I tre figli avuti con Veronica Lario, Eleonora, Barbara e Luigi, sono favorevoli alla vendita. Pier Silvio, che dell’azienda è anche amministratore delegato, è contrario. Marina, invece, al sicuro nel suo fortino di Mondadori, tentenna. Se da un lato, la primogenita nutriva delle perplessità sulla vendita di Mediaset ai mai amati francesi, maggiore apertura potrebbe esserci davanti all’offerta di una cordata italiana. Anche per questo, forse, Marina sta cercando di smuovere il fratello Pier Silvio dalla posizione di netta contrarietà. Anche se entrambi sanno che l’eventuale cordata tricolore, una volta messe le mani su Mediaset, sposterebbe a sinistra la linea editoriale del gruppo. Questo perché a capo della fantomatica alleanza di imprenditori ci sarebbe, rullo di tamburi, l’immarcescibile Urbano Cairo!
L’imprenditore piemontese avrebbe messo a punto un piano d’azione in sintonia con una grande banca (Intesa?) e altri investitori. Il famelico Urbanetto, però, è già proprietario di un’altra emittente, La7, e in Italia, a causa di una singolare legge sul comparto radiotelevisivo, nessuno può controllare più di tre reti (è un’anomalia tutta italiana, visto che altrove le tv di Stato e i privati possono controllare un solo canale). Che fare? Rilevando Mediaset, Cairo si ritroverebbe 4 canali sul telecomando personale. Troppi. Bisognerebbe sfrondare, ma il presidente del Torino non ha nessuna intenzione di dismettere La7. Ecco perché il suo piano editoriale porterebbe alla cessione di Rete4, che, negli ultimi anni, più si è caratterizzata politicamente con una marcatissima tendenza a destra, tra gli urletti acuti di Mario Giordano e i servizi anti-rom di Del Debbio.
Il Biscione sarebbe il “gioiello della corona” nel sultanato editoriale di Cairo, che, nel frattempo, sta corteggiando insistentemente Fabio Fazio, ormai dato in uscita dalla Rai, per averlo a La7. Un altro tele-volto caro alle platee radical-choc orfane della Raitre formato TeleKabul. Ma se dà una botta al cerchio sinistrello di La7, Urbanetto arrotonda la botte a destra al “Corriere della Sera”. Tramite il fido Luciano Fontana, già comunista ai tempi dell’Unità, il principale quotidiano italiano ha virato verso una linea più “istituzionale” e filo-governativa. D’altronde, a via Solferino, non mancano le penne sensibili al centrodestra e a Giorgia Meloni, come Paola Di Caro, che la premier sente telefonicamente tutti i giorni e con cui intrattiene un rapporto di stima.
Tramite la Di Caro, infatti, è arrivata al “Corriere” la lettera della parlamentare di Fratelli d’Italia Rachele Silvestri sulla gravidanza “chiacchierata”. È stata sempre lei a realizzare l’intervista in cui il “cognato d’Italia”, Francesco Lollobrigida, lamentava di essere “finito pure nel gossip”. Anche la vicedirettrice, Fiorenza Sarzanini, non è ostile all’attuale maggioranza di governo, a differenza, per esempio, di Fabrizio Roncone e Aldo Cazzullo e Massimo Gramellini, in quota “de’ sinistra”. I rumors che accreditano la cordata italiana a guida Cairo per rilevare Mediaset sostengono che l’ispiratore dell’operazione sia Walter Veltroni. Il fondatore del Pd, che già da tempo è editorialista del “Corrierone” e gran ideologo di Urbanetto con il compito di “coprirlo” a sinistra, avrebbe suggerito di piazzare la zampata editoriale con uno scopo preciso: raccogliere l’eredità tele-politica di Silvio Berlusconi. In questa complessa partita “Walter-Ego” giocherebbe il ruolo di demiurgo, data la sua esperienza passata come “direttore ombra” di Rai3 e ideologo della nuova veste “sinistrella” di La7. Si può solo immaginare l’imbarazzo provato da Urbano Cairo, impegnato ad avere un buon rapporto con la famiglia Berlusconi in vista di una possibile offerta per Mediaset, quando Massimo Giletti ha proposto di dedicare puntate di “Non è l’Arena” al rapporto tra Berlusconi, Dell’Utri e i fratelli Graviano. Chissà come reagiranno i francesi di Vivendi, grandi azionisti di Mediaset, davanti all’eventuale offerta di una cordata italiana…
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